Ore 7,00 appuntamento alla " base Giuliano " al Piraghetto, sede del gruppo Alpini di Mestre e del nucleo di Protezione Civile sezionale.
I primi ad arrivare sono gli Alpini veneziani, poi Aldo Duiella capogruppo di Zara che viene da Brescia con altri due Alpini, quindi il PresidenteMunarini e gli Alpini di Mestre con le "vetture" che ci trasporteranno a Basovizza. La giornata è bella ma piuttosto fredda e le previsioni danno per certo un abbassamento della temperatura con neve e gelo, che già ha investito il centro Italia.
L'impegno è però importante e non possiamo mancare! A Basovizza presenzieremo alla cerimonia di commemorazione dei Martiri delle Foibe e dell'Esodo Istriano Dalmato.
La cerimona alla quale siamo presenti da alcuni anni è semplice e molto austera e riesce a comunicare in modo reale la tragedia enorme di quel periodo di guerra e le sofferenze dell'Esodo.
Si viaggia veloci, la strada è perfettamente pulita, c'è il sole e già si comincia a intravvedere il tipico paesaggio carsico. Dai finestrini della macchina si vedono però già i cespugli e gli alberi che si piegano sotto le continue sferzate della bora, ci stiamo avvicinando a Trieste! Arriviamo a Basovizza in perfetto orario e qui ci viene comunicato che l'inizio della cerimonia è posticipato di un'ora. Ci chiediamo (credo tutti) perchè non è stato possibile comunicare la variazione di orario? Aspettiamo pazientemente. La bora soffia con forza e ci ripariamo intanto all'interno del piccolo museo. Ci sono Alpini di tutte le sezioni del Triveneto, ma anche di Brescia, Bergamo e gli amici di Luino che il giorno prima erano ospiti in sede a Venezia. Si intuisce che per le particolari condizioni atmosferiche, soprattutto per la bora, la cerimonia sarà ridotta all'essenziale, la prevista messa al campo non verrà celebrata e i discorsi delle autorità saranno stringati.
Alle 11,00 fanno ingresso nello schieramento le autorità, i vessilli e le bandiere degli esuli, i gonfaloni dei Comuni e i labari delle associazioni. Entra il gonfalone del Comune di Trieste e il labaro dell'Associazione Nazionale Alpini, scortato dal presidente nazionale Corrado Perona e dal consiglio. Quindi il picchetto armato dei Cavalleggeri del Rgt. Piemonte Reale.
I discorsi commemorativi sono brevi, toccanti, e il paesaggio brullo, la vegetazione scarsa, le pietre disseminate ovunque, sottolineano le violenze inaudite e la ferocia di quel periodo tragico che non dobbiamo dimenticare!
Le raffiche di bora investono con forza lo schieramento, cappelli e penne volano in aria. Da un altoparlante ci viene chiesto di " rimanere nelle proprie posizioni " in attesa del Presidente del Senato. Il Presidente è in " leggero " ritardo. Aspettiamo! Ma penso non tanto a noi che pur inquadrati possiamo muoverci, battere i piedi e le braccia. Penso ai soldati del picchetto che devono rimanere immobili sull'attenti!
Anche il discorso di Schifani che rievoca quei tragici giorni è breve e privo di spunti retorici.
La cerimonia sta per finire. Il Tricolore è issato a mezz'asta. Ognuno conserverà nel suo cuore l'emozione del momento, fissata dalle note del silenzio.
Alpino Sandro Vio